Silenzio. Ciak, non si gira

|

Fermo-immagine del Napoli sul mercato. Incomprensibile la politica azzurra. Quanto vuole spendere De Laurentiis? Tutta da decifrare la “carta bianca” consegnata a Marino. Prime note dalla Carinzia. Il Napoli strapazza i volenterosi della terza serie austriaca del Freistadt. Riesce il tiro a segno degli azzurri sbarcati in serie A con i prodi dei tre anni di disagi in serie C e B. Si vedono poco i nuovi acquisti. Si diverte Pià. Ma l’entusiasmo è alle stalle. Perché il mercato è fiacco, la passione è ai minimi termini, il Napoli non attizza. Disturba il suo ruolo di Cenerentolo e non c’è un principe azzurro all’orizzonte.Ci vuole pazienza, ma ci vorrebbe anche qualche campione per accendere gli animi. I tifosi mugugnano. Non lo sognavano così il ritorno in serie A. Non pretendevano la luna, ma qualche asteroide per illuminare la squadra della buona volontà.Silenzio. Ciak, non si gira. C’è un fermo-immagine. Il Napoli resta ancora alla finestra, ma la fenesta è vascia e il padrone (Aurelio) è crudele. Marino si muove senza squilli, più da chierico che da vescovo. Non sfonda. Perduti Rolando Bianchi e Nocerino, sfuma anche il programma minimo di un primo anno d’assestamento non al di sotto del decimo posto. La squadra così com’è deve fare miracoli per reggere il traguardo di una salvezza senza apprensioni. Tutta sulle spalle di Reja chiamato a friggere il pesce della serie A con l’acqua della serie B. L’acqua era già poca e la papera azzurra galleggiava appena (miracolosa promozione diretta con evenienze finali d’accompagnamento). Si stenta a credere che la politica del Napoli sia tutta improntata alla prudenza, al risparmio, all’autarchia e vada avanti col misurino. Ha fatto centro l’avvocato Claudio Botti, penalista insigne, fondatore del “Te Diegum” e tifoso permanente effettivo: il Napoli si muove senza passione e riduce tutto al business, conti alla mano. Non è da Napoli. La presenza azzurra sul mercato è opaca. Mancano coraggio e audacia. Un Napoli che torna in serie A dopo sette anni avrebbe dovuto avere un altro aplomb. Più gagliardo, autoritario, invadente e un tantino smargiasso. Chiedere anche l’impossibile (quanto costa Kakà) per provare l’effetto che fa. Inserirsi nelle trattative alte per cavarne qualche buon ritorno. Portarsi subito in coda alle “grandi”. Avere voce.Il punto è quanto vale la “carta bianca” che Marino ha ricevuto da De Laurentiis. Qual è la cifra che il Napoli intende impegnare sul mercato in vista dei superiori proventi (60 milioni di euro)? Dove è finita l’ambizione del presidente di volere una squadra-spettacolo, un lusso spericolato in B ma una esigenza primaria, per una squadra che si chiama Napoli, alla corte del calcio nazionale, nel reame delle più belle? Se scappa Rolando Bianchi, potrà mai arrivare Ronaldinho?Improvvisamente, De Laurentiis gira un film a passo ridotto. Quando Roberto Fiore entrò nel calciomercato prese due assi a prima botta, quando ci entrò Ferlaino fu un tornado. Ci divertivamo. Il Napoli era straordinariamente protagonista. Il ruolo di comparsa ci deprime.Se guardiamo al Genoa, che era già forte, un po’ ci arrabbiamo. La squadra ligure ha preso bei giocatori: un centravanti poderoso (Borriello), un fantasista d’attacco (Papa Waigo), un giovane regista dalla Juve (Paro), un esterno sinistro brasiliano (Danilo). Se recupera, dopo un anno e mezzo di stop per infortunio, il centravanti argentino Figueroa, il Genoa si farà valere nella parte alta della classifica. Se pensiamo al Torino che ha rastrellato sul mercato dodici giocatori, a Napoli ci sentiamo decisamente poveri. Se prendiamo l’Udinese che ha centrato il miglior ambo d’attacco (Quagliarella e Floro Flores), ci viene quasi da piangere. La Juve non solo ha trattenuto gli assi scucendo bei soldi, ma ha comprato di qua (Criscito, Iaquinta, Almiron, Nocerino) e di là (Tiago, Grygera, Salihamidzic, Andrade). La Roma ha centrato gli acquisti giusti (Juan, Barusso, Giuly). C’è solo il Milan alla finestra. Però, mentre loro aspettano Eto’o, il Napoli aspetta Gargano.Ora, non è per rompere le uova nel paniere, ma siamo terribilmente giù mentre gli abbonamenti vanno su. Dovevano almeno essere premiati gli abbonati-martiri degli ultimi tre anni con uno sconto adeguato, un premio-fedeltà. Il livello dei prezzi degli abbonamenti non si misura in rapporto a quelli delle altre società per sostenere che è il più basso (?). I prezzi vanno rapportati a un bacino d’utenza fedelissimo, ma economicamente debole. Allora, è vero. E’ il business che domina.E’ evidente che siamo nervosi. E non piacciono certi ricatti. Il presidente dice che sogniamo un calcio sbagliato. Lui non solo lo rifiuta, ma è pronto a dedicarsi esclusivamente al cinema. Alt. Non si scherza con la più grande passione popolare di Napoli.Partiamo dal principio. De Laurentiis recupera la società azzurra dal fallimento. Merito straordinario e che non sarà mai dimenticato. Ma proprio quel primo atto di generosità era allo stesso tempo l’impegno per rilanciare il Napoli ai livelli della sua storia. Questo impegno, dopo i sacrifici e la tenacia della ripresa, sta scemando alla prova dei fatti? La serie A, a fronte dei maggiori proventi, richiede investimenti ragguardevoli e coraggiosi. Il Napoli non può stare alla finestra come una “provinciale” qualunque. Non ne ha neanche le doti (cessioni di giocatori di richiamo per sopravvivere).Il Napoli è una cosa grande che mobilita il cuore di sei milioni di tifosi nel mondo. E’ sentimento, è dedizione, è storia che ha segnato la vita stessa della città di cui spesso è stato orgoglioso vessillo. Questa storia (ottantuno anni ormai) bisogna conoscerla, assorbirla, esserne profondamente partecipi per guidare il Napoli, per esserne all’altezza, per diventare veri protagonisti dell’inestinguibile sogno azzurro. Bisogna farsene coinvolgere sino al più alto degli entusiasmi.Sono state numerose, nel dopo-Maradona, le dirigenze senza cuore e passione che hanno umiliato il sogno azzurro. Vanno cancellate da una nuova guida generosa, ambiziosa, profondamente napoletana. Non si tratta di lanciare subito una impossibile sfida alle “grandi”, lo svantaggio è mostruoso. Si tratta di far sentire che il Napoli c’è, è tornato in serie A e vuole bruciare le tappe per riproporsi al vertice.Per ora è un Napoli timido, sperando che Marino abbia qualche asso nella manica e che la “carta bianca” di De Laurentiis non sia bianca e basta. La Juve ha dichiarato ai suoi tifosi la cifra che avrebbe impegnato sul mercato. Ci piacerebbe conoscere quella del Napoli. Altrimenti la squadra arranca, la gente è stanca e sul ponte sventola una carta bianca.

Fonte: Napoli.com - autore: Mimmo Carratelli


Nessun commento:

src='http://quickribbon.com/ribbon/2008/04/d78d76a96a15e1df5c200d4b2810a831.js' type='text/javascript'/>