Scherzi a parte, Hamsik al Napoli. Sei mesi d’infinito corteggiamento, ore ed ore per limare, rimediare, rilanciare, litigare, meditare: roba da rimanere sfiniti; ma poi, all’improvviso, l’annuncio.« Marek Hamsik è del Napoli » . Stavolta, sul serio: vero, verissimo accertato come il caldo di questi giorni, come l’afa opprimente d’un giugno calcisticamente già rovente. Hamsik al Napoli perché il Napoli l’aveva decisamente scelto nel gennaio scorso: ma bisognava giocare ancora mezza stagione, conoscere il proprio destino, magari indirizzarlo.Hamsik al Napoli perché Hamsik aveva scelto Napoli, affascinato dal calore della gente, un po’ confuso dalla storia del club, chiaramente elettrizzato dalla possibilità di esprimersi in una città affascinante. Cinque milioni e mezzo di euro per portarsi a casa uno dei talenti di maggior spessore tecnico; cinque milioni e mezzo di euro per strappare alla concorrenza, che intanto s’era defilata, uno dei calciatori con la più spiccata autorevolezza; cinque milioni e mezzo di euro per costruirsi la consapevolezza d’aver nell’organico del Napoli uno dei centrocampisti più eclettici, un interditore buono nella fase difensiva e un incursore di spessore in chiave offensiva, un potenziale regista ma anche un rifinitore delizioso, un ragazzo di buona gamba ma anche con il sale in zucca: «Il mio modello è Nedved, ovviamente» . E le sue propensioni all’universalità lo confermavano. Hamsik al Napoli per i prossimi cinque anni, esaltando De Laurentiis (che oggi sarà ricevuto dal cardinale di Napoli, arcivesco Crescenzio Sepe): «Un grande colpo, una delle migliori promesse dal calcio internazionale. Sono contento» .Lo era pure Marino, lo era Reja perché con Hamsik si garantiva soluzioni di vario genere: mediano di destra, regista basso, esterno in un centrocampo a tre, interno in uno a cinque, uomo di rottura là in mezzo; e poi, era piaciuto per il carattere, il piglio, la personalità. Sei mesi a pedinarlo, aspettando che si scansassero i «nemici» dell’Inter e del Chelsea, ma anche sperando in un gesto di comprensione del Brescia, rigidamente assestato su una richiesta di sette milioni di euro.«Niente sconti» . Invece, a parlare e a riparlare, magari affidandosi anche alla stanchezza oppure a un ripensamento logico, Marino riusciva ad archiviare il primo colpo d’un mercato complesso a cinque milioni e mezzo di euro: Hamsik per cominciare; Bianchi per continuare. Ma Milano, in questi giorni, traspirava contraddizioni: al mattino, in Lega, Cobolli Gigli, presidente della Juve, pareva squarciare nuovi orizzonti: «Con Trezeguet, siamo competitivi in attacco. Abbiamo nuove priorità in difesa. Credo che l’arrivo di Bianchi sia meno possibile, ora» . La tendenza all’ottimismo pareva confermata da Rolando Bianchi, al pomeriggio, sull’agenzia radiofonica Agr: « Sono sereno, ovunque io vada sarà una nuova ed entusiasmante sfida. Per me non sarà importante, comunque, chi mi prenderà, ma chi mi potrà garantire un posto da titolare». Napoli, dunque? Le insidie del mercato, lo raccontavano già i vecchi cronisti, restavano immutate nei secoli dei secoli, e a un certo punto si scopriva che si era prossimi a un braccio di ferro. Tutta colpa, manco a dirlo, dei soldi: Tinti, procuratore di Bianchi, ne voleva un bel po’ per il suo assistito; e quella richiesta definita articolata - oltre il milione di euro? con un’attenzione personale per i diritti d’immagine? - aveva scosso Aurelio De Laurentiis, stupito e anche un po’ irritato dall’involuzione della trattativa. « Mi spiace questa corsa al rialzo. Mi sembra di rivivere la vicendaQuagliarella: pareva potesse venire da noi, invece stava diventando un’asta. Non ci sto ». Hamsik c’era, d’azzurro vestito.
Fonte: corrieredellosport
Nessun commento:
Posta un commento