Sognando Sergio Agüero

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BUENOS AIRES - Segnarsi la data: 5 luglio 2003. Annotare nome e Sergio Aguero, 15 anni, con la maglia bianconera giorno di nascita: Sergio Leonel Aguero, 2 giugno 1988. Quando l’altra notte nell’umido quartiere di Avellaneda, Oscar Ruggeri lo ha fatto alzare dalla panchina, dentro lo stadio dell’Independiente si è levato un boato. Sergio si è tolto la tuta, l’ha abbandonata in panchina assieme alla sua pubertà ed è entrato nel mondo dei grandi con uno scatto euforico. Portava sulla schiena il numero 34. È il più giovane esordiente in serie A della storia del calcio. È rimasto in campo ventuno minuti: un paio di dribbling, due passaggi facili, un tiro, due palle perse. Fischio finale. Risultato: Independiente 0, San Lorenzo 1.

LA PARTITA - Punteggio che verrà dimenticato in fretta. Non come la sua apparizione. D’accordo: era l’ultima giornata di campionato e i giochi erano già fatti sia in vetta sia in coda. Il match era l’ideale per vedere all’opera qualche giovane talento. Ruggeri, ex difensore campione del mondo, ne ha schierati due come titolari: Emanuel Rivas e Jeremias Caggiano, classe 1983. Entrambi attaccanti e già autori di qualche incoraggiante apparizione in campionato.
Poi ha promesso: «Nel secondo tempo faccio giocare il ‘‘Kun’’». Il «Kun», appunto, è Sergio Aguero. E quello è il soprannome classico, da moccioso che spende le giornate trastullandosi coi videogiochi. «Kun» è il protagonista di un cartone animato giapponese.

IL PERSONAGGIO - Sergio Aguero, invece, esiste davvero. E il suo piede sinistro è parecchio dotato. Se ne sono accorti investitori locali, che hanno raccolto un po’ di vecchi pesos e hanno messo le mani sul 25% del giocatore: valore della quota, 70 mila dollari.
È presto per dire se Aguero, centrocampista offensivo che adora il numero 10, sarà il nuovo Maradona. Diego fece la sua prima apparizione nel 1976 con la maglia dell’Argentinos Junior, ma era di 10 mesi più anziano. Al Club Atletico Independiente, società gloriosa di gente come Bochini e Bertoni, si accontenterebbero se si trasformasse in un buon investimento. Nel calcio argentino, a 22 anni, sei già un vecchio. A 20 devi aver vinto almeno un titolo oppure segnato una dozzina di gol. A 17 devi vantare una pattuglia di osservatori europei alle calcagna. È la conseguenza della grave crisi economica: un talento come Aguero, o anche come Rivas e Caggiano, serve per tenere in caldo il cuore dei tifosi, costretti a vedersi rubare i loro beniamini. Quartiere difficile, con due stadi distanti pochi isolati e due società storicamente e duramente rivali (Racing e Independiente), Avellaneda la passata stagione fu teatro di molti scontri sociali. Causarono perfino la sospensione del campionato, oltre a nove vittime, perlopiù adolescenti.


SOGNI DI UN GIOVANE - Sergio Aguero è nato a Quilmes, 15 chilometri più a Sud: un centro agricolo sonnecchioso che guarda a Buenos Aires come fosse la luna. Le poche parole del «pibe», come si definiscono qui i mocciosi della sua età, sono state: «Spero di diventare un giorno titolare e di vincere tutto con l’Independiente». Ha illusioni ancora adeguate ai suoi muscoli gracili ma, da ieri, non potrà più nascondersi. Come fanno notare i giornali argentini, Maradona a parte, Sergio ha già fatto meglio di gente come Aimar e Saviola, stelle del calcio europeo. Oppure di Carlitos Tevez, il centravanti 19enne del Boca che affronterà il Milan nell’Intercontinentale, esordiente ad appena 17 anni. «Dategli solo un po’ di tempo» ha chiesto premuroso il coach Ruggeri. Ma i sogni, in Argentina, vanno di fretta.
Fonte: Corriere.it


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